venerdì 2 marzo 2012

Il giardino dei gatti ostinati e altre storie

La città dei gatti e la città degli uomini stanno l'una dentro l'altra, ma non sono la medesima città. Pochi gatti ricordano il tempo in cui non c'era differenza: le strade e le piazze degli uomini erano ancora strade e piazze dei gatti, e i prati, e i cortili, e i balconi, e le fontane: si viveva in uno spazio largo e vario. Ma già ormai da più generazioni i felini domestici sono prigionieri di una città inabitabile. (1)
Isa era convinta che i gatti non fossero gli unici prigionieri delle città senza sole. Per questo aveva scelto di trasferirsi in campagna, andando controcorrente rispetto ai desideri dei suoi coetanei, che rincorrevano sogni di gloria e contratti a progetto nelle metropoli.
Lei no. Aveva preferito il silenzio dei campi in inverno e la frenesia degli insetti in primavera.
Certo, anche la campagna era cambiata: non era più quella di sua nonna, quando si raccontavano storie di masche nelle stalle e si andava a ballare una volta a settimana al "Coniglio Nero". Tuttavia, restava un luogo ancora vivibile, tanto per Isa quanto per i suoi gatti.
Ma la città...
... le vie ininterrottamente sono corse dal traffico mortale delle macchine schiacciagatti; in ogni metro quadrato di terreno dove s'apriva un giardino o un'area sgombra o i ruderi d'una vecchia demolizione ora torreggiano condomini, caseggiati popolari, grattacieli nuovi fiammanti; ogni andito è stipato dalle auto in parcheggio; i cortili a uno a uno vengono ricoperti d'una soletta e trasformati in garages o in cinema o in depositi-merci o in officine. E dove s'estendeva un altopiano ondeggiante di tetti bassi, cimase, altane, serbatoi d'acqua, balconi, lucernari, tettoie di lamiera, ora s'innalza il sopraelevamento generale d'ogni vano sopraelevabile: spariscono i dislivelli intermedi fra l'infimo suolo stradale e l'eccelso cielo dei super-attici; il gatto delle nuove nidiate cerca invano l'itinerario dei padri, l'appiglio per il soffice salto dalla balaustra al cornicione della grondaia, per la scattante arrampicata sulle tegole. (2)
Né alla gente importava qualcosa, se gli spazi in cui si ritrovava a vivere erano diventati prigioni dorate per gli uomini stessi - e inferni miserevoli per gli animali. La gente era cieca, sorda, inebetita dal chiasso del quotidiano.
Solo qualche strega moderna sopravviveva (impavida, combattiva, disperata) e dava rifugio a cani, gatti e uccelli in fuga dal cemento:
Tutte le amiche dei gatti convenivano a quell'ora attorno al giardino delle foglie secche per portare da mangiare ai loro protetti.
«Ma, ditemi, perché stanno tutti qua, questi gatti?» s'informò Marcovaldo?
«E dove vuole che vadano? Solo questo giardino, c'è rimasto! Vengono qui i gatti anche dagli altri quartieri, per un raggio di chilometri e chilometri...»
«E anche gli uccelli» interloquì un'altra, «su questi pochi alberi, si sono ridotti a viverci a centinaia e centinaia...»
«E le rane, stanno tutte in quella vasca, e la notte gracidano, gracidano... Si sentono anche dal settimo piano delle case intorno...»
«Ma di chi è, questa villetta?» chiese Marcovaldo. [...]
«E' d'una marchesa, che ci abita, ma non si vede mai...»
«Le hanno offerto milioni e milioni, le imprese edilizie, per questo pezzettino di terreno, ma non vuole vendere...»
(3)
Isa si sentiva sollevata al pensiero che, fra migliaia di distratti, esistessero persone capaci di accorgersi della vita che si ostinava ad affermarsi intorno a loro. Persone che, come M., osservavano attentamente il volo delle api e delle falene o che, come Marco, stavano appostate per lunghi istanti, nell'attesa di veder sbucare il solito gatto randagio dall'angolo del cortile...
Proprio a Marco la fece pensare il racconto di Calvino - e alle cronache semiserie che le faceva ogni giorno, a proposito della Banda del Guercio e delle sue scorribande amorose...


Continua...


╔═════════ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ═╗
Visita gli altri giardini  ♥
╚═ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ═════════╝


(1) I. Calvino, Marcovaldo, Mondadori, Milano1993, p. 112.
(2) Ivi, p. 112.
(3) Ivi, p. 119.