Rufus trascorse i due mesi successivi conducendo una vita da pensionato. Dormiva quasi tutto il giorno e mangiava scatolette di qualità; ogni tanto - nelle giornate di sole autunnale - usciva fuori, in cortile, e si acciambellava accanto all'ibisco ancora in fiore.
Era affetto da un ipertiroidismo in fase avanzata, probabilmente mai riconosciuto e mai curato: per questo era così magro e irrequieto, sempre alla famelica ricerca di cibo. Amava molto stare in braccio e Isa lo prendeva con sé ogni volta che le era possibile. Rufus adorava inoltre riposare sul divano con la testa appoggiata sui cuscini colorati e la borsa dell'acqua calda accanto a sé. Così, Isa aveva preso l'abitudine di restare con lui, in soggiorno: sul divano leggeva, correggeva i compiti, cuciva piccoli oggetti di stoffa per il banchetto di beneficenza in favore della colonia felina dell'ex ospedale psichiatrico.
A volte, sorprendeva Cagliostro a fissare Rufus intensamente e poi a posare lo sguardo su di lei. Era come se intendesse dirle: «Ebbene? Che hai in mente questa volta? Lo hai portato con te... io lo accetterò, naturalmente. Ma che altro posso fare?».
Accudire Rufy non era facile: non mangiava da solo, bisognava mettergli poco cibo alla volta nella ciotola e poi girarglielo più volte col cucchiaio. Lui mangiava uno, due, tre bocconi e poi si allontanava, ti si avvicinava e iniziava a miagolare - il naso per aria, l'espressione imbronciata. Allora era necessario di nuovo mescolargli il contenuto della ciotola, finché non si decideva a piluccare ancora qualcosa.
Il veterinario sosteneva che era così esile da aver perso completamente la tonicità muscolare, inclusa quella delle fasce muscolari intorno alla testa e alla mandibola: per questo faceva così fatica ad alimentarsi. Masticare, per lui era una pena. Eppure ci provava ogni giorno, povero vecchietto. Infine, tornava a stendersi sul suo divano, facendo le fusa non appena Isa si avvicinava. «Hai mangiato, Rufy? Devi mangiare, sai? Devi prendere peso...»
Riuscì ad aumentare di ben 50 grammi: un risultato microscopico, ma insperato. Isa era contenta. Era felice del fatto che il vecchio gatto non miagolasse più in continuazione, che apparisse sereno mentre dormiva. Chissà cosa doveva aver patito, nel periodo trascorso in strada, senza cibo né acqua. Chissà cosa doveva aver passato e pensato, quell'anziano gatto, quando si era ritrovato all'ex ospedale, in mezzo ai gattoni nerboruti della colonia. Chissà con quale coraggio aveva affrontato le numerose visite dal veterinario - sempre maneggiato da mani sconosciute. Fiducioso, come solo un animale abbandonato poteva esserlo. In qualunque momento gli esseri umani (che già con lui erano stati crudeli) avrebbero potuto fargli del male; ma Rufus non aveva mai perso la fiducia, non aveva mai cessato quel suo ronfare sommesso: ascoltarlo, era un piacere e un dolore al tempo stesso.
Rufus sul divano di casa, la sera in cui giunse alla "Casa dei Ranocchi". |
Rufus morì martedì 6 novembre. Il suo declino fu rapidissimo: la sera prima aveva mancato il breve salto per salire sul divano e, il mattino successivo, Isa lo trovò acciambellato vicino alla ciotola dell'acqua: non miagolò, non toccò cibo. Alle due del pomeriggio si acciambellò sulle ginocchia di Isa. Alle cinque aveva perso completamente le forze ed era incapace di reggersi sulle zampe. Nessuna cura era possibile. Lo avvolsero nella sua vecchia coperta marrone e lì lui si addormentò.