♦ Parte prima ♦
A essere sincera, non le piaceva. Non voleva rivelarsi affrettata nel criticare ma sospettava che non vi fosse in lei vera eleganza: - disinvoltura, non eleganza. - Era quasi certa che, trattandosi di una giovane donna, di una estranea, di una sposa, vi fosse in lei troppa disinvoltura. La sua figura era piacente; il viso non privo di bellezza; ma né i lineamenti, né l'aspetto, né la voce, né i modi erano eleganti. (1)Così Emma Woodhouse rifletteva a proposito dell'orribile signora Elton; e Anna Luisa Zazo commentava in nota:
"Eleganza" (elegance) è una parola chiave nel vocabolario di Jane Austen. Non indica, o non indica quasi mai, la ricchezza, nell'accezione ha in espressioni quali a life of elegance; e non indica soltanto la grazia, il buon gusto nel vestito e nei modi; ma, attraverso questa forma esterna di eleganza (nell'abbigliamento e nel portamento), allude a una forma interna di equilibrio, di pienezza, di giustezza, di armonia che rappresenta chiaramente per l'autrice un ideale, e che si esprime con chiarezza, usata tra l'altro in Persuasion, "elegance of mind", "eleganza della mente". La condanna di Emma nei confronti della signora Elton è di conseguenza molto più severa - e di natura più "morale" - di quanto potrebbe apparire. (2)Se Isa andava andava con la memoria a storie e persone del suo passato, non poteva fare a meno di notare (con una sorta di saggia crudeltà) quanto poco "eleganti" fossero (alla maniera auteniana) alcuni personaggi con cui lei, Cathy e molte altre persone che le erano care avevano intrecciato (per periodi di tempo più o meno lunghi) le loro vite.
Chiuse il libro, scese in cucina e iniziò a preparare la torta al cocco che aveva promesso a C.
Farina integrale, cocco in polvere, latte vegetale, un pizzico di lievito... Cucinare dolci era una questione di equilibrio, di scelte (3) giuste. Mentre Isa impastava, ripensando a Emma,si rendeva conto che non tutti erano in grado di osservare la realtà con disincanto, comportandosi con consapevolezza, riserbo e, appunto, eleganza.
Non era consapevole (né tantomeno elegante!) D., quando si ostinava a intrecciare relazioni sentimentali con donne di dubbia maturità e intelligenza, riducendosi poi a piangere sulle ceneri dei suoi (numerosi) defunti amori.
Dimostrava una stupidità quasi infantile il "Cappellaio Matto", che viveva in un'eterna vacanza, senza preoccuparsi del futuro. (Perché non voleva vederlo, il futuro? Perché perfino il suo presente risultava alquanto povero? - si domandava Isa amalgamando per bene gli ingredienti e infornando la teglia con un po' di burro, affinché si sciogliesse nel tempo desiderato.)
Era indiscreto (4) E., che ogni quindici giorni si diceva innamorato e/o alla ricerca della persona giusta con cui trascorrere il resto della sua vita e poi, puntualmente, cambiava idea, raccontando a chiunque volesse ascoltarlo della sua vita sentimentale e (perché no?) sessuale, sviscerando dettagli con una cordialità da osteria che Isa deprecava sopra ogni cosa.
Non possedeva "elegance of mind" neppure Luna, se intendiamo con quest'espressione "equilibrio, giustezza e armonia": non era certo equilibrato (né gentile!) abbandonare un'amica di lunga data senza spiegazione alcuna, adducendo come unico pretesto la mancanza di tempo libero.
Quanto alle "tre Grazie" (amiche di E., non sembravano nutrire una grande simpatia né per Isa né per Cathy)... erano quanto di meno elegante Isa potesse immaginare - sempre in cerca com'erano di un uomo che fornisse loro uno spunto per essere donne.
Certo, era divertente osservare le mancanze altrui, annotarle con parole sapide sul proprio diario, discuterne con Cathy, la "Zia" e M. Ma ciò non contribuiva a migliorare la situazione: Isa e Cathy continuavano a sentirsi bistrattate, estranee ad un mondo che girava (vorticoso) intorno ai seguenti capisaldi:
• è opportuno (nonché divertente) sbandierare ai quattro venti i particolari più intimi della propria vita interiore, senza badare se questo rappresenti o meno un impoverimento per l'individuo;
• una donna, senza un uomo, non è una donna;
• la solitudine è la peggiore delle sfortune: pur di non restare soli, un uomo e una donna devono fare di tutto per accaparrarsi un compagno - di vita o di letto;
• non occorre avere consapevolezza di sé, per sentirsi appagati.
Isa sospirò mestamente, mentre infornava la torta (trentacinque minuti a 180°: per non sbagliarsi posizionò il timer a forma di gatto che, col suo trillo, terrorizzava Emma). Aver trovato il bandolo della matassa era già importante. Ripeté dentro di sé quella sequenza di tre parole che continuava ad affacciarsi alla sua mente (eleganza, consapevolezza, discrezione), come se si trattasse di una formula magica.
Aveva una bussola, ora; una direzione da seguire. Il resto contava poco - doveva convincersene.
(1) J. Austen, Emma, 1815, trad. it. Emma, Mondadori, Milano 2002, pp. 270-271.
(2) Ivi, p. 494.
(3) Da un punto di vista etimologico, la parola "eleganza" deriva dal latino eligere, che significa (appunto) "scegliere".
(4) Ancora dal dizionario etimologico: «"Discreto", da discernere, cioè "saper formare giudizi secondo la verità».
(Nella foto in alto: Gwyneth Paltrow in Emma di Douglas McGrath, 1996.)
La ricetta della torta al cocco
Ingredienti
250 g di farina integrale
50 g di fecola di patate
140 g di olio di semi di mais
150 g di zucchero di canna
9 g di lievito vanigliato
100 g di cocco a scaglie (in polvere)
200 g di acqua
Zucchero a velo e cocco in polvere (per la guarnizione)
Eventualmente: un po' di latte vegetale
Preparazione
Mescolate in una terrina la farina, la fecola, il lievito, lo zucchero e il cocco. Aggiungere poco alla volta l'olio, l'acqua e (se notate che l'impasto rimane poco fluido) un po' di latte vegetale (di soja, ad esempio). Infornate per 35/40 minuti a 180°. A fine cottura, quando la torta si sarà raffreddata, cospargetene la superficie con zucchero a velo e cocco in polvere.
(Nella foto in alto: torta al cocco di Isa.)
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