lunedì 8 luglio 2013

Tea, la nonnina - Parte prima

Molte persone sostengono che i social network siano una perdita di tempo; altri che si tratti di una vera e propria alienazione, che ci spinge a vivere la nostra esistenza dietro a un monitor.
Per quello che mi riguarda, credo di usarli nella giusta maniera e nelle dosi corrette. Quando non mi va di parlare, quando non voglio esserci, spengo tutto e mi allontano: non ci sono telefoni cellulari né computer che possano trattenermi. Stacco e me ne vado. Ciao-ciao. Per non vedere e non ascoltare. Per non sottrarre tempo ai libri o ai vecchi film o alle piccole cose che scrivo - e che non finisco.
A volte, però, capita che perfino sui social network si presenti un'occasione: unica, irripetibile, bellissima.
L'appello dedicato a Tea continuava a comparire sulla mia home page e io seguitavo a leggerlo e rileggerlo: «E' stata trovata domenica a Spoleto. Ora è in stallo, ma ha bisogno di una super adozione. Quando è stata soccorsa, aveva le orecchie piene di acari; le unghie troppo lunghe, conficcate nei cuscinetti; un solo dente in bocca. E' anziana ed è anche cieca e, nonostante tutto, è una dolcezza di gatta».

Tea, pochi giorni dopo il suo ritrovamento
Quegli occhi velati, l'idea che (così fragile) fosse stata lasciata in mezzo a una strada... continuavano a tormentarmi. Lo stesso tipo di richiamo che non mi dava pace quando Rufus si trovava (macilento e disperato) al gattile.
Così (dopo una breve consultazione con C.) chiamai il numero di telefono pubblicato nell'appello. La ragazza che mi rispose (presso la quale la "nonnina" si trovava in stallo) era gentile, onesta, affezionata alla micia, eppure impossibilitata a tenerla.
Con solerzia e rapidità contattò la staffetta che avrebbe dovuto condurre Tea in Piemonte e mi comunicò la data dell'arrivo: sabato 23 aprile.
Tea giunse intorno alle cinque del pomeriggio, dopo un viaggio interminabile, chiusa in un trasportino, insieme ad altri gatti e ad alcuni cani, nel retro di un furgoncino bianco. Era una giornata fredda e piovosa. Nel luogo dell'appuntamento, oltre a me e a C., c'era anche una famigliola che stava aspettando un cagnolino.
I ragazzi della staffetta furono puntualissimi. Non appena fermarono il furgone e ne aprirono il retro, io (che già avevo preparato una gabbietta pulita, panni e salviette) mi precipitai a ricevere la mia randagina. Ringraziai frettolosamente (forse mi dimostrai poco cortese verso i presenti) e mi chiusi in macchina: la povera gatta era tutta sporca di urina, spaesata dopo un trasporto così lungo. Tuttavia, non appena allungai una mano per farle una timida carezza, lei abbandonò subito la testolina contro il mio palmo, ronfando sonoramente. Senza timore, con una fiducia disarmante e commovente.
Quando anche C. risalì in auto, la pulimmo per bene con le salviette e gli asciugamani che avevamo portato: Tea non smetteva di strusciarsi contro le nostre mani e le nostre gambe, mostrandoci in questo modo tutta la sua gratitudine.
Considerata la sua docilità, decidemmo che avrebbe potuto compiere il resto del viaggio (una mezz'oretta d'auto fino a casa) fuori dal trasportino. La avvolsi in una copertina e me la sistemai sulle ginocchia. Tea, esausta, vi si adagiò e, continuando a fare le fusa, presto si addormentò.
Emozionata, continuavo a ripetere a C. che non avevo mai visto una gattina tanto brava e giudiziosa e che era stata una crudeltà terribile abbandonarla in questo stato al suo destino...

Continua...

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