venerdì 24 dicembre 2010

Meilleurs voeux...

In quei giorni stava accadendo tutto troppo rapidamente.
Il primo quadrimestre era giunto al termine e gli scrutini scolastici si intrecciavano alle ultime commissioni pre-natalizie. Emma era come non mai inquieta - e Isa sospettava che (a dispetto di tutte le convinzioni medico-veterinarie) avesse deciso di far coincidere il suo primo estro con il culmine della stagione invernale. Bisognava preparare la partenza per Parigi, verso la quale Isa nutriva ancora sentimenti contrastanti: lasciare soli i suoi animali - seppure solo per qualche giorno - la gettava sempre in uno stato di apprensione preventiva.
Inoltre, alle nove e trentaquattro della mattina della vigilia, la Casa dei Ranocchi doveva ancora essere rassettata e il pranzo per il Professore e sua moglie attendeva di essere preparato con la cura richiesta da ogni ricorrenza che si rispetti.
Isa non amava molto il Natale. Le ricordava troppo i nonni scomparsi, la follia di L., i litigi con Emiliano. Alle luci elettriche intermittenti, preferiva di gran lunga il lento cammino del sole a partire dal giorno del solstizio.
La sua malcelata malinconia non impediva tuttavia che per tutto il resto del mondo (o quasi) fosse Natale; e Isa si trovava suo malgrado costretta ad adeguarsi.
Mentre chiudeva il diario e si accingeva a intraprendere la lunga sequela dei lavori domestici, ripensò all'augurio che si era scambiata con uno dei suoi studenti, musulmano rigorosamente osservante. «Anche se non festeggerai, tanti auguri, Abdel» gli aveva detto Isa con voce stanca e la scopa in mano, mentre raccoglieva la briciole di panettone dal pavimento del corridoio.
«Anche a lei, prof» le aveva risposto Abdel con un sorriso. E Isa era certa che fosse sincero.

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