mercoledì 20 aprile 2011

La complessa storia di Soufiane - Parte seconda

Parte prima

Scontratosi per l'ennesima volta con l'insegnante di matematica e, per giunta, avendo minacciato un compagno di percosse, se non gli avesse consegnato i suoi costosi scarponcini Timberland - Soufiane fu espulso definitivamente dall'istituto. Isa domandò invano sue notizie per un mese e mezzo, assillando i colleghi e perfino i propri studenti: «L'avete visto? Sapete qualcosa? Come sta? Tornerà a scuola?».
Dopo aver trascorso parecchie settimane a bighellonare senza alcun controllo per la città di A., Soufiane fu infine trasferito a T., nella casa-famiglia "Insieme".
Isa era tenuta costantemente informata dei suoi spostamenti non dai servizi sociali né dal direttore della comunità; bensì dall'efficientissimo amico e compagno di Soufiane, Yassine, che puntualmente, nei cambi d'ora e nell'intervallo, consegnava ad Isa il suo bravo rapporto.
E poiché l'ingerenza di Isa nel "caso Soufiane" non sembra essere vista di buon'occhio da alcuni insegnanti, i due si ritrovavano spesso a parlare sottovoce, nel frastuono della ripresa delle lezioni dopo la pausa delle undici; o nascosti dietro la macchinetta del caffè, come due cospiratori.
«Ha dormito per quindici giorni sul vagone di un treno» borbottava Yassine fingendosi interessato agli annunci sulla bacheca scolastica.
«Oh, cielo...» sussurrava Isa angosciata. «Ma non era stato trasferito a T.?»
«Certo. Ma è scappato. Dice di non trovarsi bene. Non gli comprano le scarpe...»
Isa diede infine il suo numero di telefono a Yassine, con la consegna di chiamarla, se Soufiane fosse scappato di nuovo e si fosse trovato a vagare senza meta ad A.
Questo avvenne un sabato sera di gennaio, mentre Isa e C. si stavano preparando per andare a cena nella piccola e accogliente risotteria "Oryza": un nome pretenzioso per un piccolo locale, arredato con gusto.
«Prof! L'ho trovato!» esordì Yassine con entusiasmo. «Glielo passo!»
Soufiane, al telefono, sembrava distratto e intimidito. «Hai dove andare a dormire?» domandò Isa.
«No.»
«E mangiare? Hai mangiato?»
«No, no.»
«Aspettami lì, vengo a prenderti.»
Isa annullò la cena, finì di vestirsi in tutta fretta e andò a recuperare Soufiane alla stazione di A. Nei quaranta minuti di viaggio, si ritrovò a pensare a quanto fossero bizzarre (e crudeli) le coincidenze della vita; o, meglio, le "connessioni", come amavano chiamarle lei e Nyc...

Continua...

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