domenica 17 luglio 2011

L'equilibrista

Cagliostro era capace di rimanere tranquillo per pomeriggi interi, acciambellato sul divano oppure raggomitolato nel suo cestino; ma, quando decideva che di sonno ne aveva avuto abbastanza e che aveva voglia di giocare, per Clizia cominciava il tormento.
Era divenuta cieca da qualche mese e non amava le novità, il baccano e i gesti troppo impetuosi. Non è difficile immaginare, dunque, quanto nervosismo suscitassero in lei i puntuali attacchi del giovane gatto nero.
Cagliostro attendeva nascosto che Clizia passasse - i giovani muscoli tesi nell'impazienza dello scatto. La gatta si muoveva lentamente, orientando i propri spostamenti per mezzo delle vibrisse e tale studiata lentezza sembrava che stimolasse vieppiù nell'altro l'istinto predatorio.
Non appena Clizia era passata e dava le spalle (ignara) al suo avversario, quello le balzava addosso, sulla schiena, nel tentativo di atterrarla. Gli agguati fallivano sempre miseramente, perché Cagliostro era un gatto atletico, con lunghe zampe affusolate, ma era ancora troppo giovane per avere la meglio sulla pesante mole di persiano di Clizia.
Questi giochi irruenti, tuttavia, gettavano la povera gatta cieca in uno stato di costante allarme. Spesso, per sfuggire all'assalto di quella che Isa aveva preso a chiamare "la Nera Pestilenza", perdeva l'orientamento e andava a sbattere contro il cordolo delle aiuole in cortile oppure contro i mobili del soggiorno.
Isa era in pena per entrambi. Temeva infatti che fossero infelici: Cagliostro perché non aveva nessuno con cui giocare, Clizia perché veniva costantemente aggredita alle spalle.
La soluzione a questo dilemma felino si presentò dodici mesi più tardi.
Un mattino, mentre era al lavoro, Isa ricevette una telefonata di C. «Hanno buttato via una gatta con le sue due piccole» le spiegò concitato. «Nel cortile di Enrico!» (Enrico era un signore ridanciano, che di mestiere faceva l'idraulico e che abitava in una via perpendicolare a quella di Isa e C.)
«Come sarebbe che l'"hanno buttata"?»
«Sì, una macchina! Ha gettato uno scatolone nel cortile di Enrico. Non sono riusciti a prendere il numero di targa...»
«Ma quando è successo?»
«Una settimana fa, più o meno...»
«E le micette? Come stanno?»
«La mamma nella caduta si è rotta una zampa, ma è già stata adottata. Anche una delle sorelline. E' la terza, che non riescono a sistemare. Dicono che fra due giorni la porteranno al gattile di Vercelli...»
Silenzio. Isa aspettò che fosse C. a parlare, poiché lei aveva già preso la sua decisione.
«Cosa dici, andiamo a vederla?»
«Per me va bene. Questa sera?»

La piccola superstite aveva cinque mesi ed era bellissima: interamente tigrata con la punta delle zampette bianca. Nel cortile di Enrico, si rotolava per terra esibendo il pancino immacolato e facendo mille moine, come per conquistare l'attenzione e l'affetto dei visitatori. Isa si accovacciò e la gattina le andò incontro, con la coda diritta. «Ecco, è fatta!» rise forte Enrico. Il giorno dopo, andarono a prenderla con la gabbietta di Clizia e se la portarono a casa.

In quel periodo, Isa stava rileggendo per l'ennesima volta Madame Bovary e così la nuova arrivata non poté che chiamarsi Emma.
Emma fu l'ago della bilancia, tanto che Isa presa a chiamarla "la Rasserenatrice" o (come preferiva) "l'Equilibrista".
Il suo arrivo nella Casa dei Ranocchi mise fine infatti sia alla noia di Cagliostro sia agli agguati ai danni di Clizia. Rispettosa della gatta più anziana al punto da non avvicinarlesi neppure, diventò, in capo a pochi giorni, la migliore compagna di giochi di Cagliostro, liberando Clizia dall'incombenza di essere giocosa quando in nessun modo poteva esserlo.
«Odi et amo!» esclamava Isa ridendo, osservandoli mentre si lavavano a vicenda dopo essersi rincorsi in lungo e in largo per tutto il cortile.


Emma e Mickey.

Due mesi dopo l'arrivo di Emma (dunque a dicembre, pochi giorni prima di Natale), Isa mise fine alla deleteria amicizia col Cappellaio Matto e questo fatto contribuì a rafforzare in lei la convinzione che davvero la piccola gatta grigia, con i "calzini" bianchi, fosse portatrice di serenità e di pace, nonostante l'indole testarda e battagliera.
Per più di un anno, in effetti, l'equilibrio rimase inalterato - fino al primo vero avvenimento doloroso che investì la Casa e i suoi abitanti...

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